La Sicilia, al centro del Mediterraneo, si caratterizza sul piano topografico per la sua insularità, ma, in effetti, in una visione più ampia, come si affermava nell’antichità classica, essa si trova ‘al centro del mondo’. Il geografo Aldo Pecora (1974) nella sua opera Le Regioni d’Italia indica che «la Sicilia si presenta subito come un ponte proiettato tra l’Europa – all’estremità della penisola italica – e l’Africa – che ne dista in corrispondenza della Tunisia, appena 150 km [...]. In diversi momenti della storia [...] la Sicilia ha mostrato veramente, con estrema efficacia, la sua funzione di zona cruciale, di punto di convergenza di interessi contrastanti, di perno del Mediterraneo». Tra le catene montuose che si estendono sul territorio siciliano assume rilievo quella settentrionale, rappresentata nella parte orientale dai Peloritani, geologicamente la prosecuzione della Catena dell’Appennino Calabro interrotta dallo Stretto di Messina, che costituiscono l’Arco Calabro-Peloritano (ACP) (Lentini F., Carbone S., 2014, p. 7). I Peloritani rappresentano una risorsa strategica per costruire e rafforzare l’identità territoriale, poiché considerata risorsa economica; infatti, comprendono un patrimonio naturale e culturale di rilievo, che vive una relazione indissolubile tra l’immaginario, che è in grado di evocare, e la dimensione fisica che lo costituisce. Grazie a questa doppia anima, il cultural heritage mantiene il suo legame con il sistema di valori, la storia, il territorio e la popolazione che lo ha prodotto nel corso del tempo, determinandone l’unicità. «Quindi appare prioritaria l’adozione di una governance multilivello e di un approccio multiscalare, nei quali gli indicatori territoriali rivestono un ruolo fondamentale per mantenere le informazioni comparabili, in particolare per rilevare la diversità territoriale» (Prezioso M., 2018, p. 122).

Peloritani: un ambiente come risorsa a scale diverse

Nunziata Messina
2022-01-01

Abstract

La Sicilia, al centro del Mediterraneo, si caratterizza sul piano topografico per la sua insularità, ma, in effetti, in una visione più ampia, come si affermava nell’antichità classica, essa si trova ‘al centro del mondo’. Il geografo Aldo Pecora (1974) nella sua opera Le Regioni d’Italia indica che «la Sicilia si presenta subito come un ponte proiettato tra l’Europa – all’estremità della penisola italica – e l’Africa – che ne dista in corrispondenza della Tunisia, appena 150 km [...]. In diversi momenti della storia [...] la Sicilia ha mostrato veramente, con estrema efficacia, la sua funzione di zona cruciale, di punto di convergenza di interessi contrastanti, di perno del Mediterraneo». Tra le catene montuose che si estendono sul territorio siciliano assume rilievo quella settentrionale, rappresentata nella parte orientale dai Peloritani, geologicamente la prosecuzione della Catena dell’Appennino Calabro interrotta dallo Stretto di Messina, che costituiscono l’Arco Calabro-Peloritano (ACP) (Lentini F., Carbone S., 2014, p. 7). I Peloritani rappresentano una risorsa strategica per costruire e rafforzare l’identità territoriale, poiché considerata risorsa economica; infatti, comprendono un patrimonio naturale e culturale di rilievo, che vive una relazione indissolubile tra l’immaginario, che è in grado di evocare, e la dimensione fisica che lo costituisce. Grazie a questa doppia anima, il cultural heritage mantiene il suo legame con il sistema di valori, la storia, il territorio e la popolazione che lo ha prodotto nel corso del tempo, determinandone l’unicità. «Quindi appare prioritaria l’adozione di una governance multilivello e di un approccio multiscalare, nei quali gli indicatori territoriali rivestono un ruolo fondamentale per mantenere le informazioni comparabili, in particolare per rilevare la diversità territoriale» (Prezioso M., 2018, p. 122).
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