L’attuale spoliticizzazione in corso, pur spaventosa poiché mette in discussione tutti i concetti filosofico-politici tradizionali, deve esser pensata come la chance per una nuova pensabilità dell’ordine internazionale, per quello che Jacques Derrida definisce un «nuovo pensiero del politico». Da sempre la relazione tra filosofia e politica è stata pensata sul modello platonico del filosofo-re, di colui che propone un ideale regolativo – dunque un modello teorico – su cui plasmare il reale per conferire alla prassi stabilità e sicurezza. È necessario, in modo differente, pensare una nuova alleanza tra filosofia e potere, oltre una logica binaria e conflittuale, coniugandole in nome dell’“invenzione” di una democrazia sempre a-venire. La rilettura del Mito di Theuth proposto nel Fedro, permette al filosofo algerino di rispondere responsabilmente al logocentrismo platonico in nome di una diffèrance condannata a non diventare mai “di casa”, ma ad ossessionare i confini di ogni pensiero – e di ogni politica – rimettendoli in discussione, aprendoli a quell’estraneità che da sempre li costituisce.

J. Derrida e la decostruzione del pharmakon di Platone: verso una nuova alleanza tra filosofia e politica

PACILE Maria Teresa
2023-01-01

Abstract

L’attuale spoliticizzazione in corso, pur spaventosa poiché mette in discussione tutti i concetti filosofico-politici tradizionali, deve esser pensata come la chance per una nuova pensabilità dell’ordine internazionale, per quello che Jacques Derrida definisce un «nuovo pensiero del politico». Da sempre la relazione tra filosofia e politica è stata pensata sul modello platonico del filosofo-re, di colui che propone un ideale regolativo – dunque un modello teorico – su cui plasmare il reale per conferire alla prassi stabilità e sicurezza. È necessario, in modo differente, pensare una nuova alleanza tra filosofia e potere, oltre una logica binaria e conflittuale, coniugandole in nome dell’“invenzione” di una democrazia sempre a-venire. La rilettura del Mito di Theuth proposto nel Fedro, permette al filosofo algerino di rispondere responsabilmente al logocentrismo platonico in nome di una diffèrance condannata a non diventare mai “di casa”, ma ad ossessionare i confini di ogni pensiero – e di ogni politica – rimettendoli in discussione, aprendoli a quell’estraneità che da sempre li costituisce.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3262288
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