L’Autore mette a fuoco gli scenari, gli sfondi filosofico-epistemologici, i cambiamenti di visione del mondo e dei paradigmi conoscitivi che si sono messi in moto e che hanno portato al sorgere della bioetica, all’affermarsi di una disciplina che mette già nel nome assieme una dimensione scientifica e una umanistica, proponendo di fatto una ricostruzione di collegamenti fra le cosiddette “due culture”. Il clima culturale a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del Novecento ha portato la scienza a rendersi conto di non essere estranea ai valori umani; che essa ha, almeno in un certo senso, subito una metamorfosi che ha consentito una “nuova alleanza” fra uomo e natura (Ilya Prigogine e Isabelle Stengers); che non gode affatto di uno statuto di extraterritorialità dall’umano che le garantirebbe un posto superiore a tutto il resto. La fine delle certezze della scienza classica, la ricollocazione dell’uomo nella natura, la crisi atomica, la crisi ambientale ci hanno messo di fronte alla necessità di pensare in prospettiva eco-etica. Ma l’eco-etica non può non essere bioetica globale. Abbiamo necessità della saggezza bioetica, perché siamo noi uomini a dovere tutelare il sentimento di solidarietà con il tutto che fa di noi e del pianeta (con tutto ciò che lo abita e occupa) una “comunità di destino” (Edgar Morin).

Dal riduzionismo alla complessità. L'orizzonte di senso della bioetica

Giuseppe Giordano
2023-01-01

Abstract

L’Autore mette a fuoco gli scenari, gli sfondi filosofico-epistemologici, i cambiamenti di visione del mondo e dei paradigmi conoscitivi che si sono messi in moto e che hanno portato al sorgere della bioetica, all’affermarsi di una disciplina che mette già nel nome assieme una dimensione scientifica e una umanistica, proponendo di fatto una ricostruzione di collegamenti fra le cosiddette “due culture”. Il clima culturale a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del Novecento ha portato la scienza a rendersi conto di non essere estranea ai valori umani; che essa ha, almeno in un certo senso, subito una metamorfosi che ha consentito una “nuova alleanza” fra uomo e natura (Ilya Prigogine e Isabelle Stengers); che non gode affatto di uno statuto di extraterritorialità dall’umano che le garantirebbe un posto superiore a tutto il resto. La fine delle certezze della scienza classica, la ricollocazione dell’uomo nella natura, la crisi atomica, la crisi ambientale ci hanno messo di fronte alla necessità di pensare in prospettiva eco-etica. Ma l’eco-etica non può non essere bioetica globale. Abbiamo necessità della saggezza bioetica, perché siamo noi uomini a dovere tutelare il sentimento di solidarietà con il tutto che fa di noi e del pianeta (con tutto ciò che lo abita e occupa) una “comunità di destino” (Edgar Morin).
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