Le più recenti acquisizioni nel campo delle biotecnologie riproduttive hanno messo in moto rilevanti trasformazioni culturali e valoriali pure con riferimento al concetto di identità materna. Con il presente contributo, l’Autore intende prendere spunto dal fenomeno, sempre più diffuso, della c.d. “maternità surrogata”, espressamente vietata dall’art. 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004, per offrire una riflessione sugli interventi del Magistero pontificio in materia di bioetica. Dalle affermazioni di Papa Francesco e, più in generale, dai documenti magisteriali concernenti la famiglia, il matrimonio, la logica della donazione e il valore dell’embrione, emerge la ferma condanna nei confronti della surrogazione di maternità, ritenuta «pratica che rischia di mercificare la donna, soprattutto le più povere, trasformando i figli in oggetto di contratto». La c.d. “gestazione per altri”, invero, è considerata una grave offesa alla dignità dell’essere umano, la cui esistenza viene pianificata volontariamente per il tramite di una dissociazione tra fenomeno procreativo ed unione sessuale della coppia, in aperta contraddizione con gli insegnamenti conciliari relativi al bonum coniugum e al bonum prolis
Maternità surrogata e magistero della Chiesa cattolica
Marta Tigano
2023-01-01
Abstract
Le più recenti acquisizioni nel campo delle biotecnologie riproduttive hanno messo in moto rilevanti trasformazioni culturali e valoriali pure con riferimento al concetto di identità materna. Con il presente contributo, l’Autore intende prendere spunto dal fenomeno, sempre più diffuso, della c.d. “maternità surrogata”, espressamente vietata dall’art. 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004, per offrire una riflessione sugli interventi del Magistero pontificio in materia di bioetica. Dalle affermazioni di Papa Francesco e, più in generale, dai documenti magisteriali concernenti la famiglia, il matrimonio, la logica della donazione e il valore dell’embrione, emerge la ferma condanna nei confronti della surrogazione di maternità, ritenuta «pratica che rischia di mercificare la donna, soprattutto le più povere, trasformando i figli in oggetto di contratto». La c.d. “gestazione per altri”, invero, è considerata una grave offesa alla dignità dell’essere umano, la cui esistenza viene pianificata volontariamente per il tramite di una dissociazione tra fenomeno procreativo ed unione sessuale della coppia, in aperta contraddizione con gli insegnamenti conciliari relativi al bonum coniugum e al bonum prolisPubblicazioni consigliate
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