Nell’epoca in cui la specie umana è diventata una superpotenza geologica, l’homo deus si confronta con nuovi inquietanti interrogativi. Dopo che per secoli la scienza ci ha insegnato a ridimensionare il nostro ruolo nel cosmo, la consapevolezza di aver, infine, asservito la biosfera, ci impone infatti la domanda su cosa l’essere umano intenda fare con il suo immenso potere, e su chi lo debba guidare. È chiaro, oggi, che la natura della conquista della natura potrebbe rivelarsi fatale per lui: pur avendo raggiunto l’apice dell’evoluzione, resta dentro la natura e, rischiando di disintegrarla, mette in pericolo anche la propria sopravvivenza. L’attuale crisi ecologica, che è poi una crisi globale, è in effetti decretata dalla perdita di senso radicale che affligge la civiltà contemporanea, nonostante l’enorme quantità di conoscenza cumulata. Questa policrisi (Morin) affonda le sue origini nell’esilio ontologico a cui l’essere umano si è condannato per farsi padrone di una natura di cui, invece, è parte integrante. In tale perimetro concettuale, la bioetica globale di Potter può certamente rappresentare una via di accesso privilegiata verso un’interpretazione più adeguata della complessità della realtà e della stessa identità dell’essere umano, rivelandone il profondo radicamento nel più ampio contesto dell’ecosistema.

Lo sguardo “complesso” di Van Rensselaer Potter e la bioetica globale come sapienza per la nostra vita

Maria Giacobello
2023-01-01

Abstract

Nell’epoca in cui la specie umana è diventata una superpotenza geologica, l’homo deus si confronta con nuovi inquietanti interrogativi. Dopo che per secoli la scienza ci ha insegnato a ridimensionare il nostro ruolo nel cosmo, la consapevolezza di aver, infine, asservito la biosfera, ci impone infatti la domanda su cosa l’essere umano intenda fare con il suo immenso potere, e su chi lo debba guidare. È chiaro, oggi, che la natura della conquista della natura potrebbe rivelarsi fatale per lui: pur avendo raggiunto l’apice dell’evoluzione, resta dentro la natura e, rischiando di disintegrarla, mette in pericolo anche la propria sopravvivenza. L’attuale crisi ecologica, che è poi una crisi globale, è in effetti decretata dalla perdita di senso radicale che affligge la civiltà contemporanea, nonostante l’enorme quantità di conoscenza cumulata. Questa policrisi (Morin) affonda le sue origini nell’esilio ontologico a cui l’essere umano si è condannato per farsi padrone di una natura di cui, invece, è parte integrante. In tale perimetro concettuale, la bioetica globale di Potter può certamente rappresentare una via di accesso privilegiata verso un’interpretazione più adeguata della complessità della realtà e della stessa identità dell’essere umano, rivelandone il profondo radicamento nel più ampio contesto dell’ecosistema.
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