L'articolo discute la questione della μεγαληγορία di Socrate durante il processo - che Senofonte presenta come il tratto distintivo del discorso difensivo del filosofo (Apol. 1) - e la sua ricezione nell'antichità. Sulla base di un attento esame di tale nozione nelle Apologie di Senofonte e di Platone, lo studio affronta due problemi fondamentali: (1) il rapporto tra il comportamento di Socrate in tribunale e la sua tesi circa la preferibilità della morte e (2) la questione se Socrate abbia o meno rinunciato alla propria difesa. Al fine di mettere in discussione l'ipotesi che l'"arroganza" di Socrate fosse una deliberata strategia per ottenere il giudizio di condanna, alcune interpretazioni moderne vengono contrapposte a tre letture antiche del processo di Socrate, alle quali è dedicata la parte più cospicua dell'analisi: ovvero le "difese della difesa di Socrate" fornite da Cicerone (Tusc. Disp. I [29] 71; De orat. I [54] 231-233), Quintiliano (Inst. Orat. XI 1, 9-11) e Massimo di Tiro (Diss. III).

Non a superbia: antiche difese della difesa di Socrate

Francesca Pentassuglio
2023-01-01

Abstract

L'articolo discute la questione della μεγαληγορία di Socrate durante il processo - che Senofonte presenta come il tratto distintivo del discorso difensivo del filosofo (Apol. 1) - e la sua ricezione nell'antichità. Sulla base di un attento esame di tale nozione nelle Apologie di Senofonte e di Platone, lo studio affronta due problemi fondamentali: (1) il rapporto tra il comportamento di Socrate in tribunale e la sua tesi circa la preferibilità della morte e (2) la questione se Socrate abbia o meno rinunciato alla propria difesa. Al fine di mettere in discussione l'ipotesi che l'"arroganza" di Socrate fosse una deliberata strategia per ottenere il giudizio di condanna, alcune interpretazioni moderne vengono contrapposte a tre letture antiche del processo di Socrate, alle quali è dedicata la parte più cospicua dell'analisi: ovvero le "difese della difesa di Socrate" fornite da Cicerone (Tusc. Disp. I [29] 71; De orat. I [54] 231-233), Quintiliano (Inst. Orat. XI 1, 9-11) e Massimo di Tiro (Diss. III).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3286677
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