Se l’insieme delle pratiche autorappresentative è caratterizzato dalla poliedricità, dall’ibridazione e dalla resistenza alla categorizzazione, è tuttavia possibile isolare tre modalità principali che pertengono alla scrittura del sé: quella diaristica (una registrazione quotidiana di eventi intimi), quella autobiografica (ricordi del passato), quella autoritrattistica (ritratto dell’artista in un determinato momento). Questo contributo verifica la rilevanza di tali forme all’interno dello scenario mediale contemporaneo, attraverso l’analisi della scrittura video-diaristica sul web (365 Day Project, J. Mekas, 2007), della dialettica tra ritratto e autoritratto in atto nei social network e soprattutto nell’utilizzo del selfie (New Portraits, R. Prince, 2014), della componente narrativo-autobiografica intrinseca ai fenomeni delle identità digitali e all’utilizzo dei Big Data come presupposti di discorsi soggettivi (indagata in modo efficace nelle opere di Laurie Frick). In tutti i casi citati, le configurazioni tradizionali dell’autorappresentazione, codificate nell’ambito della letteratura, dell’arte visiva e del cinema, vengono trasformate in pratiche sociali, a fronte di un contesto mediale mutato. Piuttosto che costituirsi come prassi private e solitarie, queste si convertono in momenti collettivi dell’espressione della soggettività, mentre il concetto di intimità viene ridefinito profondamente attorno ai perimetri di un soggetto compiutamente socializzato.

Intimità sociali: diari, narrazioni e strategie di autorappresentazione digitale

laura busetta
2019-01-01

Abstract

Se l’insieme delle pratiche autorappresentative è caratterizzato dalla poliedricità, dall’ibridazione e dalla resistenza alla categorizzazione, è tuttavia possibile isolare tre modalità principali che pertengono alla scrittura del sé: quella diaristica (una registrazione quotidiana di eventi intimi), quella autobiografica (ricordi del passato), quella autoritrattistica (ritratto dell’artista in un determinato momento). Questo contributo verifica la rilevanza di tali forme all’interno dello scenario mediale contemporaneo, attraverso l’analisi della scrittura video-diaristica sul web (365 Day Project, J. Mekas, 2007), della dialettica tra ritratto e autoritratto in atto nei social network e soprattutto nell’utilizzo del selfie (New Portraits, R. Prince, 2014), della componente narrativo-autobiografica intrinseca ai fenomeni delle identità digitali e all’utilizzo dei Big Data come presupposti di discorsi soggettivi (indagata in modo efficace nelle opere di Laurie Frick). In tutti i casi citati, le configurazioni tradizionali dell’autorappresentazione, codificate nell’ambito della letteratura, dell’arte visiva e del cinema, vengono trasformate in pratiche sociali, a fronte di un contesto mediale mutato. Piuttosto che costituirsi come prassi private e solitarie, queste si convertono in momenti collettivi dell’espressione della soggettività, mentre il concetto di intimità viene ridefinito profondamente attorno ai perimetri di un soggetto compiutamente socializzato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3296435
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