Il progetto di gestione dei beni archeologici all’interno del piano strutturale del comune di Bagno a Ripoli (FI) si è articolato in due principali fasi: la costruzione del quadro conoscitivo e la successiva redazione della carta del rischio archeologico. Il repertorio è stato costruito ricorrendo allo spoglio della letteratura archeologica edita, da quella di più ampio orizzonte topografico, ai vari notiziari delle soprintendenze (prima della Toscana, ora di Firenze-Pistoia-Prato) fino ai testi storico-archeologici della specifica area d’interesse. Questa prima fase di indagine ha permesso di inquadrare lo sviluppo del territorio comunale nella lunga diacronia, dal periodo pre-protostorico all’età medievale; è seguita poi la schedatura – limitata alle informazioni essenziali legate agli aspetti di localizzazione e a quelli archeologici – la georeferenziazione dei dati mediante uno shapefile puntiforme su software QGis e, infine, l’assegnazione del grado di rischio archeologico di ciascun sito.
Gestione del territorio e tutela del patrimonio archeologico del comune di Bagno a Ripoli: un modello operativo
M. A. Causarano
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In corso di stampa
Abstract
Il progetto di gestione dei beni archeologici all’interno del piano strutturale del comune di Bagno a Ripoli (FI) si è articolato in due principali fasi: la costruzione del quadro conoscitivo e la successiva redazione della carta del rischio archeologico. Il repertorio è stato costruito ricorrendo allo spoglio della letteratura archeologica edita, da quella di più ampio orizzonte topografico, ai vari notiziari delle soprintendenze (prima della Toscana, ora di Firenze-Pistoia-Prato) fino ai testi storico-archeologici della specifica area d’interesse. Questa prima fase di indagine ha permesso di inquadrare lo sviluppo del territorio comunale nella lunga diacronia, dal periodo pre-protostorico all’età medievale; è seguita poi la schedatura – limitata alle informazioni essenziali legate agli aspetti di localizzazione e a quelli archeologici – la georeferenziazione dei dati mediante uno shapefile puntiforme su software QGis e, infine, l’assegnazione del grado di rischio archeologico di ciascun sito.Pubblicazioni consigliate
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