Nel quadro degli studi sui “cinephemera”, questo contributo intende indagare le intersezioni tra cinema e scrittura privata femminile, analizzando alcune fonti solitamente trascurate dalla storiografia e qui intese, al contrario, come luoghi privilegiati per riflettere sulla women’s history e sulla storia del cinema. Nel contesto del dibattito contemporaneo sulla “writing culture of ordinary people” - e raccogliendo l’invito promosso dalla New Cinema History a studiare l’esperienza spettatoriale nelle sue numerose declinazioni - mi concentrerò in particolare sul diario privato. Un dispositivo che, tradizionalmente, non viene inteso come strumento di registrazione del consumo cinematografico, ma è scelto da chi scrive piuttosto come superficie di autorappresentazione spontanea, in cui registrare il vissuto quotidiano e le urgenze personali. L’analisi di un diario inedito scritto da una giovane donna nel corso degli anni che portarono al miracolo economico italiano (e conservato presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano), ci mostra come la scrittura personale femminile possa diventare anche un mezzo per riflettere sui ruoli familiari e sociali, sui valori egemonici, sulle norme comportamentali, sulle pratiche sociali e di consumo emergenti nella società italiana del tempo. Nel raccontare vissuti personali e processi di formazione identitaria, il diario in prima persona diventa anche luogo di interazione con immaginari cinematografici e modelli divistici mentre, in termini più ampi, consente una riflessione sull’esperienza sociale del cinema, in un momento storico in cui questo si trova al centro del sistema dei media e dei consumi. Al confine tra questioni pubbliche e private, la scrittura diaristica favorisce una “storia intima” dei fenomeni culturali, che valorizza l’“agency” individuale nell’analisi e nell’interpretazione di processi storici più ampi. [Altro abstract in inglese: In the context of studies on “cinephemera”, this contribution aims to investigate the intersections between cinema and private female writing, analyzing some sources usually neglected by historiography. In the context of the contemporary debate on the “writing culture of ordinary people”, I will focus in particular on the private diary. A device that, traditionally, is not intended as a tool for recording cinematic consumption, but is chosen by the writer as a surface of spontaneous self-representation, in which to record daily experiences and personal urgencies. The analysis of an unpublished diary written by a young woman during the years that led to the Italian economic miracle (and preserved at the Archivio Diaristico Nazionale in Pieve Santo Stefano), shows us how female personal writing can also become a means to reflect on family and social roles, on hegemonic values, on behavioral norms, and on social and consumer practices. The first-person diary becomes a place of interaction with cinematic imagery and star models while, in broader terms, it allows for a reflection on the social experience of cinema, in a historical moment in which it is at the center of the media and consumption system. On the border between public and private issues, the analysis of diary writing favors an “intimate history” of cultural phenomena, which enhances individual “agency” in the analysis and interpretation of broader historical processes.]
The Page and the Screen: Cinematic Images in the Private Diary of a Young Woman in the Fifties
Busetta, Laura
2024-01-01
Abstract
Nel quadro degli studi sui “cinephemera”, questo contributo intende indagare le intersezioni tra cinema e scrittura privata femminile, analizzando alcune fonti solitamente trascurate dalla storiografia e qui intese, al contrario, come luoghi privilegiati per riflettere sulla women’s history e sulla storia del cinema. Nel contesto del dibattito contemporaneo sulla “writing culture of ordinary people” - e raccogliendo l’invito promosso dalla New Cinema History a studiare l’esperienza spettatoriale nelle sue numerose declinazioni - mi concentrerò in particolare sul diario privato. Un dispositivo che, tradizionalmente, non viene inteso come strumento di registrazione del consumo cinematografico, ma è scelto da chi scrive piuttosto come superficie di autorappresentazione spontanea, in cui registrare il vissuto quotidiano e le urgenze personali. L’analisi di un diario inedito scritto da una giovane donna nel corso degli anni che portarono al miracolo economico italiano (e conservato presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano), ci mostra come la scrittura personale femminile possa diventare anche un mezzo per riflettere sui ruoli familiari e sociali, sui valori egemonici, sulle norme comportamentali, sulle pratiche sociali e di consumo emergenti nella società italiana del tempo. Nel raccontare vissuti personali e processi di formazione identitaria, il diario in prima persona diventa anche luogo di interazione con immaginari cinematografici e modelli divistici mentre, in termini più ampi, consente una riflessione sull’esperienza sociale del cinema, in un momento storico in cui questo si trova al centro del sistema dei media e dei consumi. Al confine tra questioni pubbliche e private, la scrittura diaristica favorisce una “storia intima” dei fenomeni culturali, che valorizza l’“agency” individuale nell’analisi e nell’interpretazione di processi storici più ampi. [Altro abstract in inglese: In the context of studies on “cinephemera”, this contribution aims to investigate the intersections between cinema and private female writing, analyzing some sources usually neglected by historiography. In the context of the contemporary debate on the “writing culture of ordinary people”, I will focus in particular on the private diary. A device that, traditionally, is not intended as a tool for recording cinematic consumption, but is chosen by the writer as a surface of spontaneous self-representation, in which to record daily experiences and personal urgencies. The analysis of an unpublished diary written by a young woman during the years that led to the Italian economic miracle (and preserved at the Archivio Diaristico Nazionale in Pieve Santo Stefano), shows us how female personal writing can also become a means to reflect on family and social roles, on hegemonic values, on behavioral norms, and on social and consumer practices. The first-person diary becomes a place of interaction with cinematic imagery and star models while, in broader terms, it allows for a reflection on the social experience of cinema, in a historical moment in which it is at the center of the media and consumption system. On the border between public and private issues, the analysis of diary writing favors an “intimate history” of cultural phenomena, which enhances individual “agency” in the analysis and interpretation of broader historical processes.]File | Dimensione | Formato | |
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