La storiografia ha da tempo riaperto la questione relativa al corporativismo fascista, analizzandone strutture e concreti meccanismi e dando vita a una nuova stagione di studi, che ha avuto il pregio di colmare un vuoto: se, infatti, l’aspetto ideologico del corporativismo e la costruzione normativa erano state ampiamente studiate, non altrettanto poteva dirsi del suo reale funzionamento. Spostandoci dal centro alla periferia, la nascita dei Consigli dell’economia provinciale (1926) segnava l’inizio di una storia complessa, interamente inscritta nel progetto corporativo fascista; una vicenda che, in tempi recenti, ha catturato l’interesse degli storici che ne hanno attentamente esaminato il profilo normativo, con solo qualche accenno al loro réel administratives, al loro concreto rapporto con la provincia che rappresentano e col regime. Partendo da tali considerazioni, questo studio si è posto l’obiettivo di colmare siffatta lacuna, analizzando un caso di specie, quello del Consiglio catanese (con qualche spunto offerto dalle realtà meneghina e bergamasca) di cui si sono esaminati i registri dei Verbali, relativi agli anni dal 1926 al 1942. Eredi delle Camere di commercio di età liberale, da cui ereditano strutture, patrimoni e personale, i Consigli riescono davvero a trasformarsi in prefetture economiche, come vuole la retorica di regime, o si sentono ancora – agendo di conseguenza – corpi morali della Città, espressione degli interessi del notabilato locale? quali le continuità e quali le rotture con il passato? il sistema corporativo periferico, il primo a trovare applicazione pratica, riesce a rispondere alle aspettative o risulterà, come quello centrale, un sostanziale fallimento? Tematiche che si inseriscono nel più ampio discorso riguardante la realtà di un totalitarismo sempre proclamato e mai compiutamente avverato, di un apparato istituzionale “imperfetto”, costituito da elementi antichi e recenti, mancante di un progetto chiaro - in poco più di 3 lustri, i Consigli, ben presto affiancati dagli Uffici dell’economia corporativa, erano stati oggetto di svariate riforme, volte a meglio definirne l’organizzazione, mano a mano che il progetto corporativo si andava precisando - con una straordinaria attitudine al compromesso tra vecchio e nuovo.

Per uno studio sull'organizzazione corporativa periferica: il caso catanese

Trimarchi, Carmen
2024-01-01

Abstract

La storiografia ha da tempo riaperto la questione relativa al corporativismo fascista, analizzandone strutture e concreti meccanismi e dando vita a una nuova stagione di studi, che ha avuto il pregio di colmare un vuoto: se, infatti, l’aspetto ideologico del corporativismo e la costruzione normativa erano state ampiamente studiate, non altrettanto poteva dirsi del suo reale funzionamento. Spostandoci dal centro alla periferia, la nascita dei Consigli dell’economia provinciale (1926) segnava l’inizio di una storia complessa, interamente inscritta nel progetto corporativo fascista; una vicenda che, in tempi recenti, ha catturato l’interesse degli storici che ne hanno attentamente esaminato il profilo normativo, con solo qualche accenno al loro réel administratives, al loro concreto rapporto con la provincia che rappresentano e col regime. Partendo da tali considerazioni, questo studio si è posto l’obiettivo di colmare siffatta lacuna, analizzando un caso di specie, quello del Consiglio catanese (con qualche spunto offerto dalle realtà meneghina e bergamasca) di cui si sono esaminati i registri dei Verbali, relativi agli anni dal 1926 al 1942. Eredi delle Camere di commercio di età liberale, da cui ereditano strutture, patrimoni e personale, i Consigli riescono davvero a trasformarsi in prefetture economiche, come vuole la retorica di regime, o si sentono ancora – agendo di conseguenza – corpi morali della Città, espressione degli interessi del notabilato locale? quali le continuità e quali le rotture con il passato? il sistema corporativo periferico, il primo a trovare applicazione pratica, riesce a rispondere alle aspettative o risulterà, come quello centrale, un sostanziale fallimento? Tematiche che si inseriscono nel più ampio discorso riguardante la realtà di un totalitarismo sempre proclamato e mai compiutamente avverato, di un apparato istituzionale “imperfetto”, costituito da elementi antichi e recenti, mancante di un progetto chiaro - in poco più di 3 lustri, i Consigli, ben presto affiancati dagli Uffici dell’economia corporativa, erano stati oggetto di svariate riforme, volte a meglio definirne l’organizzazione, mano a mano che il progetto corporativo si andava precisando - con una straordinaria attitudine al compromesso tra vecchio e nuovo.
2024
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