Nel processo di rinnovamento del modello di crescita in corso, in cui le diverse manifestazioni della sostenibilità non finanziaria assurgono a principali criteri ispiratori che attraversano ogni profilo dei rapporti economici e giuridici, al sistema finanziario viene riconosciuto il ruolo strategico, strettamente connesso alla sua valenza istituzionale, di facilitare l’incanalamento di risorse economiche verso settori o attività particolarmente sensibili ai fattori ESG. È necessario, a tal fine, rendere tali fattori ed i rischi connessi, specialmente ove legati ai cambiamenti climatici ed al degrado ambientale, parte integrante di un rinnovato settore finanziario, chiamato a garantirne concreta attuazione mediante un’accurata conoscenza, una corretta valutazione ed una efficiente gestione. L’analisi intende concentrare l’attenzione sugli effetti, complessi ed articolati, prodotti dal riconoscimento della rilevanza di tali “nuovi” rischi sugli intermediari bancari e, prima ancora, sui poteri regolatori delle autorità di vigilanza. Tali processi influenzano, infatti, l’attività dei supervisori, ridisegnandone funzioni e dimensione, ma anche quella di finanziamento, fissandone nuove modalità, termini e finalità. Questo profilo merita particolare attenzione, tenuto conto che le politiche creditizie possono avere un forte impatto sulla condotta delle imprese per indirizzarle verso criteri di sostenibilità. Così gli impieghi delle banche potranno essere orientati ad ottenere non solo un ritorno tipicamente economico ma anche sociale ed ambientale, comportando dei cambiamenti nelle dinamiche operative degli intermediari, e nei rapporti con i clienti e i supervisori. Altrettanto rilevanti risultano gli effetti sulle imprese destinatarie dei finanziamenti le quali, in via diretta o mediata, possono essere incentivate a rinnovare le proprie strutture secondo logiche di sostenibilità, in ciò realizzando il disegno complessivo di transizione.

L’integrazione della sostenibilità ambientale nel sistema delle banche

Caratozzolo, Roberto
2024-01-01

Abstract

Nel processo di rinnovamento del modello di crescita in corso, in cui le diverse manifestazioni della sostenibilità non finanziaria assurgono a principali criteri ispiratori che attraversano ogni profilo dei rapporti economici e giuridici, al sistema finanziario viene riconosciuto il ruolo strategico, strettamente connesso alla sua valenza istituzionale, di facilitare l’incanalamento di risorse economiche verso settori o attività particolarmente sensibili ai fattori ESG. È necessario, a tal fine, rendere tali fattori ed i rischi connessi, specialmente ove legati ai cambiamenti climatici ed al degrado ambientale, parte integrante di un rinnovato settore finanziario, chiamato a garantirne concreta attuazione mediante un’accurata conoscenza, una corretta valutazione ed una efficiente gestione. L’analisi intende concentrare l’attenzione sugli effetti, complessi ed articolati, prodotti dal riconoscimento della rilevanza di tali “nuovi” rischi sugli intermediari bancari e, prima ancora, sui poteri regolatori delle autorità di vigilanza. Tali processi influenzano, infatti, l’attività dei supervisori, ridisegnandone funzioni e dimensione, ma anche quella di finanziamento, fissandone nuove modalità, termini e finalità. Questo profilo merita particolare attenzione, tenuto conto che le politiche creditizie possono avere un forte impatto sulla condotta delle imprese per indirizzarle verso criteri di sostenibilità. Così gli impieghi delle banche potranno essere orientati ad ottenere non solo un ritorno tipicamente economico ma anche sociale ed ambientale, comportando dei cambiamenti nelle dinamiche operative degli intermediari, e nei rapporti con i clienti e i supervisori. Altrettanto rilevanti risultano gli effetti sulle imprese destinatarie dei finanziamenti le quali, in via diretta o mediata, possono essere incentivate a rinnovare le proprie strutture secondo logiche di sostenibilità, in ciò realizzando il disegno complessivo di transizione.
2024
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