L’eccedenza del perdono. Derrida e le aporie della grazia

Grazia per Derrida è un altro nome per perdono assoluto, sciolto dalle condizioni a cui è tradizionalmente sottoposto, perché accordato a chi non lo domanda, al di là del circolo economico-giuridico della reciprocità, e chiamato a fare l’impossibile, a perdonare l’imperdonabile. La grazia è ciò che relève la giustizia, ciò che la rende più giusta del diritto, la eleva. Tuttavia, la sola inscrizione del perdono all’interno dell’ordine legale, il diritto di grazia d’origine divina ascritto al sovrano – insieme al diritto di pronunciare ed eseguire la pena di morte –, eleva il potere assoluto di decidere sullo stato d’eccezione, rendendo la giustizia più ingiusta. Derrida decostruisce l’impalcatura teologico-politica del diritto di grazia, in nome di un perdono eccessivo, eccezionale, che eccede la sovranità e la legge, per preservare la sopravvivenza di ognuno, per preservare la ‘mia vita’, che mi viene dalla grazia dell’altro.