Serge Latouche decostruisce il concetto paradossale di “sviluppo sostenibile”, poiché la logica tecno-economica è in contrasto con la cura della Terra. Lo sviluppo è l'occidentalizzazione del mondo: l'Occidente, in quanto portatore di valori universali, è una “megamacchina” che appiattisce le differenze. Non esiste uno sviluppo o una crescita alternativi; esiste un'alternativa allo sviluppo, alla crescita, che è il post-sviluppo, la decrescita. La decrescita è plurale, poiché promuove la pluriversità, ed è femminile, poiché va contro il fallocentrismo occidentale, che rende l'uomo padrone della Terra. La decrescita significa emanciparsi dalla credenza nel benessere per il ben-vivere sulla Terra. Le strategie di decrescita si basano sul prefisso ri-: in primo luogo, la rivalutazione dei valori esistenti in senso nietzscheano; in secondo luogo, la restituzione del dono che abbiamo ricevuto dalla natura (ciò richiede ridistribuzione, riduzione, riutilizzo, riciclaggio, ristrutturazione e riconversione); infine, la rilocalizzazione, che significa riabit(u)are i luoghi in una prospettiva geofilosofica.

Riabit(u)are la Terra. Serge Latouche e l’insostenibilità dello sviluppo

SURACE V
2024-01-01

Abstract

Serge Latouche decostruisce il concetto paradossale di “sviluppo sostenibile”, poiché la logica tecno-economica è in contrasto con la cura della Terra. Lo sviluppo è l'occidentalizzazione del mondo: l'Occidente, in quanto portatore di valori universali, è una “megamacchina” che appiattisce le differenze. Non esiste uno sviluppo o una crescita alternativi; esiste un'alternativa allo sviluppo, alla crescita, che è il post-sviluppo, la decrescita. La decrescita è plurale, poiché promuove la pluriversità, ed è femminile, poiché va contro il fallocentrismo occidentale, che rende l'uomo padrone della Terra. La decrescita significa emanciparsi dalla credenza nel benessere per il ben-vivere sulla Terra. Le strategie di decrescita si basano sul prefisso ri-: in primo luogo, la rivalutazione dei valori esistenti in senso nietzscheano; in secondo luogo, la restituzione del dono che abbiamo ricevuto dalla natura (ciò richiede ridistribuzione, riduzione, riutilizzo, riciclaggio, ristrutturazione e riconversione); infine, la rilocalizzazione, che significa riabit(u)are i luoghi in una prospettiva geofilosofica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3337772
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