L’articolo affronta il tema del rapporto tra trattamento dei dati personali e identità della persona nell’era algoritmica, proponendo la costruzione di un vero e proprio statuto della persona umana nel mondo digitale. L’autore indaga come la potenza computazionale delle tecnologie dell’informazione e dell’intelligenza artificiale influenzi i processi di costruzione dell’identità sociale, generando forme di eterodeterminazione e rischi di lesione dell’autodeterminazione individuale. La persona, divenuta “generatore di dati”, è esposta a continue pratiche di profilazione e classificazione che ne frammentano l’identità e ne compromettono l’autenticità. In tale contesto, lo scritto analizza le tutele offerte dal diritto europeo, in particolare dal GDPR e dall’AI Act, evidenziando come l’attuale quadro normativo – pur introducendo strumenti quali il diritto alla spiegazione, le valutazioni d’impatto e le sandboxes – risulti ancora insufficiente a garantire una protezione effettiva della persona contro decisioni algoritmiche discriminatorie o lesive. L’autore propone una riflessione critica sulla necessità di un approccio umanocentrico alla regolazione dell’intelligenza artificiale, capace di assicurare trasparenza, equità e controllo effettivo dei processi decisionali automatizzati. Infine, il saggio esamina il diritto all’oblio come rimedio alle lesioni identitarie prodotte dalla memoria digitale pervasiva, collegandolo al diritto all’identità personale e alla rappresentazione veritiera e dinamica del sé. La conclusione richiama l’urgenza di un cambiamento culturale e giuridico che coniughi progresso tecnologico e tutela della dignità umana, in un equilibrio sostenibile tra innovazione e civiltà.
Trattamento dei dati e identità personale: uno statuto della persona umana in un mondo algoritmico
EUGENIO FAZIO
2025-01-01
Abstract
L’articolo affronta il tema del rapporto tra trattamento dei dati personali e identità della persona nell’era algoritmica, proponendo la costruzione di un vero e proprio statuto della persona umana nel mondo digitale. L’autore indaga come la potenza computazionale delle tecnologie dell’informazione e dell’intelligenza artificiale influenzi i processi di costruzione dell’identità sociale, generando forme di eterodeterminazione e rischi di lesione dell’autodeterminazione individuale. La persona, divenuta “generatore di dati”, è esposta a continue pratiche di profilazione e classificazione che ne frammentano l’identità e ne compromettono l’autenticità. In tale contesto, lo scritto analizza le tutele offerte dal diritto europeo, in particolare dal GDPR e dall’AI Act, evidenziando come l’attuale quadro normativo – pur introducendo strumenti quali il diritto alla spiegazione, le valutazioni d’impatto e le sandboxes – risulti ancora insufficiente a garantire una protezione effettiva della persona contro decisioni algoritmiche discriminatorie o lesive. L’autore propone una riflessione critica sulla necessità di un approccio umanocentrico alla regolazione dell’intelligenza artificiale, capace di assicurare trasparenza, equità e controllo effettivo dei processi decisionali automatizzati. Infine, il saggio esamina il diritto all’oblio come rimedio alle lesioni identitarie prodotte dalla memoria digitale pervasiva, collegandolo al diritto all’identità personale e alla rappresentazione veritiera e dinamica del sé. La conclusione richiama l’urgenza di un cambiamento culturale e giuridico che coniughi progresso tecnologico e tutela della dignità umana, in un equilibrio sostenibile tra innovazione e civiltà.Pubblicazioni consigliate
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