Anche il diritto vivente "torna a casa"?

L’espresso ritorno al vincolo al diritto vivente nell’ultima giurisprudenza costituzionale (sent. n. 116/2023) va letto congiuntamente, da una parte, all’alto grado di penetrazione della Costituzione nelle argomentazioni dei giudici e, dall’altra, alle sentt. nn. 10/2023 e 96/2024 che — riscrivendo la celeberrima sent. n. 356/1996 — rivendicano in capo alla Corte costituzionale l’autenticazione delle letture conformi elaborate in seno alla giurisprudenza comune. In questa rinnovata collaborazione, anche la recente riesumazione delle decisioni interpretative di accoglimento trova la sua puntuale spiegazione. Il saggio ricostruisce i tasselli del complesso mosaico dell’attuale interazione tra Corte costituzionale e potere giudiziario, argomentando la tesi per cui, più che del diritto vivente come oggetto dei giudizi di legittimità costituzionale, sia appropriato parlare della costruzione di una giurisprudenza dominante orientata a Costituzione come obiettivo del sindacato sulle leggi.