Lo scritto mette in evidenza alcune aporie di costruzione insiste nel modello messo a punto dalla Corte costituzionale per ciò che attiene al rilievo interno della CEDU, auspicando che esso possa essere rivisto all’insegna del principio del paritario confronto tra le Carte (e tra le Corti), quale risulta dal sistema degli artt. 2, 3, 10 e 11 cost. Si segnala quindi, al piano delle tecniche processuali, l’opportunità di un mutamento d’indirizzo nella giurisprudenza costituzionale, specificamente per ciò che attiene alla possibilità di far luogo all’applicazione diretta della CEDU, laddove le sue clausole si dimostrino idonee a dare una tutela ancora più intensa ai diritti di quella offerta dalle leggi nazionali e dalla stessa Costituzione. Passando quindi dal modello all’esperienza e ponendo a raffronto la giurisprudenza europea con quella costituzionale, ci si avvede che la prima è tendenzialmente cauta e rispettosa della seconda sul terreno della tutela dei diritti “etico-sociali”, mentre si fa particolarmente “aggressiva” con riguardo ai diritti economico-sociali, suscitando peraltro la reazione della giurisprudenza nazionale, a salvaguardia delle specifica disciplina di diritto interno. Contrariamente a quanto un’accreditata e diffusa dottrina ritiene essere, sembra dunque che i diritti sociali ricevano talora una tutela ancora maggiore per impulso della giurisprudenza europea rispetto a quella che è ad essi in concreto offerta dalla giurisprudenza costituzionale. Si ragiona infine sui possibili sviluppi nei rapporti tra le Corti, specie nella prospettiva dell’adesione dell’Unione europea alla CEDU, in uno scenario segnato dalla sana competizione culturale delle giurisprudenze al servizio dei diritti.

Prospettiva prescrittiva e prospettiva descrittiva nello studio dei rapporti tra Corte costituzionale e Corte EDU (oscillazioni e aporie di una costruzione giurisprudenziale e modi del suo possibile rifacimento, al servizio dei diritti fondamentali)

RUGGERI, Antonio
2012-01-01

Abstract

Lo scritto mette in evidenza alcune aporie di costruzione insiste nel modello messo a punto dalla Corte costituzionale per ciò che attiene al rilievo interno della CEDU, auspicando che esso possa essere rivisto all’insegna del principio del paritario confronto tra le Carte (e tra le Corti), quale risulta dal sistema degli artt. 2, 3, 10 e 11 cost. Si segnala quindi, al piano delle tecniche processuali, l’opportunità di un mutamento d’indirizzo nella giurisprudenza costituzionale, specificamente per ciò che attiene alla possibilità di far luogo all’applicazione diretta della CEDU, laddove le sue clausole si dimostrino idonee a dare una tutela ancora più intensa ai diritti di quella offerta dalle leggi nazionali e dalla stessa Costituzione. Passando quindi dal modello all’esperienza e ponendo a raffronto la giurisprudenza europea con quella costituzionale, ci si avvede che la prima è tendenzialmente cauta e rispettosa della seconda sul terreno della tutela dei diritti “etico-sociali”, mentre si fa particolarmente “aggressiva” con riguardo ai diritti economico-sociali, suscitando peraltro la reazione della giurisprudenza nazionale, a salvaguardia delle specifica disciplina di diritto interno. Contrariamente a quanto un’accreditata e diffusa dottrina ritiene essere, sembra dunque che i diritti sociali ricevano talora una tutela ancora maggiore per impulso della giurisprudenza europea rispetto a quella che è ad essi in concreto offerta dalla giurisprudenza costituzionale. Si ragiona infine sui possibili sviluppi nei rapporti tra le Corti, specie nella prospettiva dell’adesione dell’Unione europea alla CEDU, in uno scenario segnato dalla sana competizione culturale delle giurisprudenze al servizio dei diritti.
2012
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