Questo saggio prova a spiegare cosa significa essere “umani” a partire da una delle attività specie-specifiche più marginalizzate e più svalutate dai filosofi, dai linguisti e, più in generale, dagli scienziati: l’atto del gustare il cibo, dell’elaborarlo e del condividerlo. Facoltà considerata in genere poco “cognitiva”, troppo ancorata all’esperienza corporea e al piacere, e per ciò stesso frivola, gustare il cibo è una necessità che gli animali umani hanno trasformato in un piacere ma anche in un sapere. Partendo da questa premessa proporremo qualche riflessione sul processo attraverso cui l’esigenza unicamente umana di rendere più godibile l’atto alimentare, di prolungare i piaceri del gusto e di ricercare gratificazioni del palato alternative a quelle offerte dalla natura ha tramutato il bisogno di sfamarsi in un’avventura, complessa e affascinante, che è, insieme, multisensoriale, intellettuale, estetica, edonistica, cognitiva e, non ultimo, linguistica. Più precisamente, tenteremo di sostenere l’ipotesi di un nesso tra l’evoluzione del gusto umano, del nostro modo di elaborare e di consumare il cibo e di tutto ciò che vi ruota intorno, e l’evoluzione del linguaggio (o per meglio dire di un protolinguaggio), a partire dal momento i cui abbiamo iniziato a cuocere i cibi.
Mangiare e parlare tra natura e cottura.
Cavalieri, Rosalia
2018-01-01
Abstract
Questo saggio prova a spiegare cosa significa essere “umani” a partire da una delle attività specie-specifiche più marginalizzate e più svalutate dai filosofi, dai linguisti e, più in generale, dagli scienziati: l’atto del gustare il cibo, dell’elaborarlo e del condividerlo. Facoltà considerata in genere poco “cognitiva”, troppo ancorata all’esperienza corporea e al piacere, e per ciò stesso frivola, gustare il cibo è una necessità che gli animali umani hanno trasformato in un piacere ma anche in un sapere. Partendo da questa premessa proporremo qualche riflessione sul processo attraverso cui l’esigenza unicamente umana di rendere più godibile l’atto alimentare, di prolungare i piaceri del gusto e di ricercare gratificazioni del palato alternative a quelle offerte dalla natura ha tramutato il bisogno di sfamarsi in un’avventura, complessa e affascinante, che è, insieme, multisensoriale, intellettuale, estetica, edonistica, cognitiva e, non ultimo, linguistica. Più precisamente, tenteremo di sostenere l’ipotesi di un nesso tra l’evoluzione del gusto umano, del nostro modo di elaborare e di consumare il cibo e di tutto ciò che vi ruota intorno, e l’evoluzione del linguaggio (o per meglio dire di un protolinguaggio), a partire dal momento i cui abbiamo iniziato a cuocere i cibi.File | Dimensione | Formato | |
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