Il saggio si propone di portare alla luce un episodio di repressione antistregonica finora sconosciuto che si verificò nell’Italia centrale, in particolare ad Amelia, nel 1446 e che condusse alla condanna a morte di almeno due presunte streghe. Di tali avvenimenti rimangono alcune fonti rinvenute presso l’Archivio comunale di Amelia, ossia una sentenza pronunciata contro una donna chiamata Iohannola il 22 ottobre 1446 e altre notizie riportate nei registri comunali delle Riformanze. Il caso oggetto di studio arricchisce la conoscenza storica di un fenomeno complesso e sfaccettato come quello della stregoneria quattrocentesca (per la quale si dispone di una quantità di fonti importante ma di gran lunga inferiore rispetto ai secoli successivi) e si colloca in continuità con quanto già emerso dalle precedenti ricerche svolte in aree limitrofe. Similmente al processo contro Matteuccia di Francesco, avvenuto a Todi nel 1428 e pubblicato da Domenico Mammoli nel 1969, nonché a quelli perugini di metà secolo studiati da Ugolino Nicolini e da lui editi nel 1987, l’azione giudiziaria amerina non fu intrapresa dal giudice ecclesiastico, bensì da quello secolare e fu caratterizzata, almeno inizialmente, da una certa rigidità; inoltre, se a Todi la condanna di Matteuccia era avvenuta in seguito all’attività omiletica di Bernardino da Siena, ad Amelia le indagini si verificarono con ogni probabilità successivamente alla convocazione, nel 1445, da parte delle autorità cittadine in cerca di predicatori, di frati della levatura di Giacomo della Marca e Giovanni da Capestrano, entrambi minori osservanti particolarmente legati alla figura di Bernardino. I processi dell’anno successivo sono spia dell’instaurazione di un clima di delazione che, dopo le prime condanne, condusse le stesse autorità cittadine a intervenire per porre un freno al proliferare delle denunce.
Nuove fonti per la storia della stregoneria nell’Italia centrale: la caccia alle streghe di Amelia del 1446, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 126 (2024), pp. 315-347.
vincenzo tedesco
2024-01-01
Abstract
Il saggio si propone di portare alla luce un episodio di repressione antistregonica finora sconosciuto che si verificò nell’Italia centrale, in particolare ad Amelia, nel 1446 e che condusse alla condanna a morte di almeno due presunte streghe. Di tali avvenimenti rimangono alcune fonti rinvenute presso l’Archivio comunale di Amelia, ossia una sentenza pronunciata contro una donna chiamata Iohannola il 22 ottobre 1446 e altre notizie riportate nei registri comunali delle Riformanze. Il caso oggetto di studio arricchisce la conoscenza storica di un fenomeno complesso e sfaccettato come quello della stregoneria quattrocentesca (per la quale si dispone di una quantità di fonti importante ma di gran lunga inferiore rispetto ai secoli successivi) e si colloca in continuità con quanto già emerso dalle precedenti ricerche svolte in aree limitrofe. Similmente al processo contro Matteuccia di Francesco, avvenuto a Todi nel 1428 e pubblicato da Domenico Mammoli nel 1969, nonché a quelli perugini di metà secolo studiati da Ugolino Nicolini e da lui editi nel 1987, l’azione giudiziaria amerina non fu intrapresa dal giudice ecclesiastico, bensì da quello secolare e fu caratterizzata, almeno inizialmente, da una certa rigidità; inoltre, se a Todi la condanna di Matteuccia era avvenuta in seguito all’attività omiletica di Bernardino da Siena, ad Amelia le indagini si verificarono con ogni probabilità successivamente alla convocazione, nel 1445, da parte delle autorità cittadine in cerca di predicatori, di frati della levatura di Giacomo della Marca e Giovanni da Capestrano, entrambi minori osservanti particolarmente legati alla figura di Bernardino. I processi dell’anno successivo sono spia dell’instaurazione di un clima di delazione che, dopo le prime condanne, condusse le stesse autorità cittadine a intervenire per porre un freno al proliferare delle denunce.Pubblicazioni consigliate
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