A fronte della grande mole di studi sulla censura ecclesiastica della carta stampata, in particolare a partire dalla creazione degli Indici dei libri proibiti (il primo fu quello paolino del 1559, ma a Venezia era già stato pubblicato un catalogo specifico nel 1554) e di un’apposita congregazione all’uopo preposta (1571), sembra decisamente meno florido il filone di studi sulla censura dei libri che circolavano manoscritti in Europa prima dell’intuizione di Gutenberg. Eppure quest’attività censoria ci fu e fu importante, come mostrano, ad esempio, i lavori dedicati ai roghi del Talmud e in generale alla condanna e distruzione dei libri ebraici posteriori all’Antico Testamento, che erano intesi dalle autorità cattoliche come “deformazioni” successive. In tal senso, Marina Caffiero ha dimostrato che le dinamiche repressive contro la cultura talmudica funsero da archetipi per le successive azioni primo-modernistiche sul controllo librario. Tuttavia, la censura dei manoscritti nel basso Medioevo non si limitò alla questione ebraica, ma riguardò tutta una serie di testi ritenuti in vario modo “ereticali”, e su questo aspetto la storiografia non sembra aver prestato particolare attenzione. L’intento della ricerca è quello di analizzare come la cosiddetta “Inquisizione medievale” predispose, nel secolo della grande manualistica (il XIV), la distruzione o il controllo della circolazione di tali opere, facendo riferimento, in particolare, agli scritti di Bernard Gui, Zanchino Ugolini e Nicolau Eymerich, che consentono di comprendere l’evoluzione del fenomeno lungo tutto l’arco del secolo in aree differenti d’Europa (rispettivamente: Francia, Italia, Spagna). There is an extensive scholarship on ecclesiastical censorship of printed works, particularly following the creation of the Index of Prohibited Books. The first was the Pauline Index of 1559, although Venice had already published a specific catalogue in 1554. The establishment of a dedicated congregation in 1571 further consolidated this effort. However, studies on manuscript censorship in Europe prior to Gutenberg’s invention remain comparatively underdeveloped. Nonetheless, manuscript censorship was both present and significant. For example, research on the burning of the Talmud and the condemnation of post-Old Testament Jewish books – viewed by Catholic authorities as later “deformations” – demonstrates the extent of such actions. Marina Caffiero has shown that these repressive measures against Talmudic culture acted as precedents for early modern censorship practices. However, the censorship of manuscripts in the late Middle Ages extended far beyond Jewish texts. A wide range of works deemed heretical were targeted, a subject that historiography has thus far tended to overlook. This research seeks to investigate how the so-called “Medieval Inquisition”, during the fourteenth century (in the era of major inquisitorial manuals), organised the destruction or control of such works. Particular attention is paid to the writings of Bernard Gui, Zanchino Ugolini, and Nicolau Eymerich, which reveal the evolution of this phenomenon across different regions of Europe (namely France, Italy, and Spain).
La censura dei manoscritti nella manualistica inquisitoriale trecentesca, in Tommaso Dell’Era, Gian Luca D’Errico, Vincenzo Tedesco (a cura di), A 25 anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, «Giornale di Storia», 43 (2023), pp. 1-16.
Vincenzo Tedesco
2023-01-01
Abstract
A fronte della grande mole di studi sulla censura ecclesiastica della carta stampata, in particolare a partire dalla creazione degli Indici dei libri proibiti (il primo fu quello paolino del 1559, ma a Venezia era già stato pubblicato un catalogo specifico nel 1554) e di un’apposita congregazione all’uopo preposta (1571), sembra decisamente meno florido il filone di studi sulla censura dei libri che circolavano manoscritti in Europa prima dell’intuizione di Gutenberg. Eppure quest’attività censoria ci fu e fu importante, come mostrano, ad esempio, i lavori dedicati ai roghi del Talmud e in generale alla condanna e distruzione dei libri ebraici posteriori all’Antico Testamento, che erano intesi dalle autorità cattoliche come “deformazioni” successive. In tal senso, Marina Caffiero ha dimostrato che le dinamiche repressive contro la cultura talmudica funsero da archetipi per le successive azioni primo-modernistiche sul controllo librario. Tuttavia, la censura dei manoscritti nel basso Medioevo non si limitò alla questione ebraica, ma riguardò tutta una serie di testi ritenuti in vario modo “ereticali”, e su questo aspetto la storiografia non sembra aver prestato particolare attenzione. L’intento della ricerca è quello di analizzare come la cosiddetta “Inquisizione medievale” predispose, nel secolo della grande manualistica (il XIV), la distruzione o il controllo della circolazione di tali opere, facendo riferimento, in particolare, agli scritti di Bernard Gui, Zanchino Ugolini e Nicolau Eymerich, che consentono di comprendere l’evoluzione del fenomeno lungo tutto l’arco del secolo in aree differenti d’Europa (rispettivamente: Francia, Italia, Spagna). There is an extensive scholarship on ecclesiastical censorship of printed works, particularly following the creation of the Index of Prohibited Books. The first was the Pauline Index of 1559, although Venice had already published a specific catalogue in 1554. The establishment of a dedicated congregation in 1571 further consolidated this effort. However, studies on manuscript censorship in Europe prior to Gutenberg’s invention remain comparatively underdeveloped. Nonetheless, manuscript censorship was both present and significant. For example, research on the burning of the Talmud and the condemnation of post-Old Testament Jewish books – viewed by Catholic authorities as later “deformations” – demonstrates the extent of such actions. Marina Caffiero has shown that these repressive measures against Talmudic culture acted as precedents for early modern censorship practices. However, the censorship of manuscripts in the late Middle Ages extended far beyond Jewish texts. A wide range of works deemed heretical were targeted, a subject that historiography has thus far tended to overlook. This research seeks to investigate how the so-called “Medieval Inquisition”, during the fourteenth century (in the era of major inquisitorial manuals), organised the destruction or control of such works. Particular attention is paid to the writings of Bernard Gui, Zanchino Ugolini, and Nicolau Eymerich, which reveal the evolution of this phenomenon across different regions of Europe (namely France, Italy, and Spain).Pubblicazioni consigliate
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