La pandemia generata dal Covid-19 ha provocato un distanziamento sociale senza precedenti con il quale tutti noi ci siamo scontrati. Nuove capacità organizzative e gestionali hanno coinvolto vari ambiti dei diversi settori. Anche la scuola, così come il settore sanitario, ha dovuto fare i conti con il significato ed il valore della presa in carico e la cura della persona. Se da un lato ci si sta occupando della malattia del corpo, dall’altro si vogliono lenire le ferite del sapere, della mente, dell’anima. A fronte di una carenza organizzativa e strutturale da parte del Miur il cui carico è pesato, a vario titolo, sui diversi utenti, la didattica a distanza ha già registrato il più alto livello di alfabetizzazione al digitale che si sia mai registrato nella storia dell’istruzione scolastica italiana. Nonostante ciò, schiere di voci, dentro e fuori la scuola, forieri dei pensieri dei più noti filosofi, pedagogisti e psicologi, hanno spinto il proprio parere a favore o a sfavore della didattica a distanza e, in senso lato, delle tecnologie. Ma è davvero il caso di farne una questione meramente tecnologica? Essere in emergenza, dover cambiare le modalità strumentali e didattiche del fare scuola, sta realmente trasformando in maniera negativa le capacità sociali? L’articolo propone un’essenziale e certo non esaustiva disamina dei principali spunti cognitivi e psicologici che, distinguendosi, hanno caratterizzato la complessa nascita ed evoluzione della didattica a distanza in Italia.
NUOVE ABITUDINI A SCUOLA. MECCANISMI NEURONALI E SVILUPPI METODOLOGICI EMERSI NELLA DAD DURANTE LA PRIMA FASE DEL COVID-19
Scorrano, Melania
2020-01-01
Abstract
La pandemia generata dal Covid-19 ha provocato un distanziamento sociale senza precedenti con il quale tutti noi ci siamo scontrati. Nuove capacità organizzative e gestionali hanno coinvolto vari ambiti dei diversi settori. Anche la scuola, così come il settore sanitario, ha dovuto fare i conti con il significato ed il valore della presa in carico e la cura della persona. Se da un lato ci si sta occupando della malattia del corpo, dall’altro si vogliono lenire le ferite del sapere, della mente, dell’anima. A fronte di una carenza organizzativa e strutturale da parte del Miur il cui carico è pesato, a vario titolo, sui diversi utenti, la didattica a distanza ha già registrato il più alto livello di alfabetizzazione al digitale che si sia mai registrato nella storia dell’istruzione scolastica italiana. Nonostante ciò, schiere di voci, dentro e fuori la scuola, forieri dei pensieri dei più noti filosofi, pedagogisti e psicologi, hanno spinto il proprio parere a favore o a sfavore della didattica a distanza e, in senso lato, delle tecnologie. Ma è davvero il caso di farne una questione meramente tecnologica? Essere in emergenza, dover cambiare le modalità strumentali e didattiche del fare scuola, sta realmente trasformando in maniera negativa le capacità sociali? L’articolo propone un’essenziale e certo non esaustiva disamina dei principali spunti cognitivi e psicologici che, distinguendosi, hanno caratterizzato la complessa nascita ed evoluzione della didattica a distanza in Italia.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
262-897-1-PB.pdf
accesso aperto
Descrizione: NUOVE ABITUDINI A SCUOLA. MECCANISMI NEURONALI E SVILUPPI METODOLOGICI EMERSI NELLA DAD DURANTE LA PRIMA FASE DEL COVID-19
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
292.71 kB
Formato
Adobe PDF
|
292.71 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.